L’ostello parco monte barro

L’ostello

 

Ecco cosa scrive di questo luogo Carlo Redaelli:

“All’altezza di 2322 piedi v’ha il piano della chiesa de’ Francescani che colà vi avevano un convento, eretto in parte su di uno scoseso macigno: è circondato quel convento di boschi e di scogli, tra mezzo de’ quali l’arte seppe formare piccioli deliziosi passeggi e tre amene piazzette. I frati vi avevano pure tra quei dirupi orti e giardinetti. Annossimi faggi che temeraria bipenne violò negli anni 1799 e 1822 proteggevano da vicino quel chiostro dai venti, che colà soffiano durante la fredda stagione. Erano quei faggi, ci sia lecito di dire col Sannazzaro, di tanto strana ed eccessiva bellezza, che chiunque li vedeva giudicava che la maestra natura vi si fosse con sommo diletto studiata in formarli. Li quali alquanto distanti, ed in ordine non artificioso disposti, con la loro rarità, la naturale bellezza del luogo oltra misura annobilavano. Alcuni alberi che resistettero all’urto di molti secoli, degni di esercitare il pennello de’ paesisti esistono ancora presso di quel fabbricato.”

In effetti, nel parco storico dell’Eremo è possibile ammirare i maestosi faggi elevati al rango di monumenti naturali ma in tutto simili agli esemplari più grandi tra i faggi che si trovano nella sottostante Val Faée; nelle immediate vicinanze dell’Eremo si trova inoltre il Sentiero Botanico G.Fornaciari, lungo il quale si possono osservare numerose specie botaniche di interesse naturalistico.
L’Eremo del Monte Barro ebbe una storia complessa che si snodò per secoli in una lunga serie di vicissitudini che la videro di volta in volta presidio romano, probabile sede del comandante dell’insediamento ostrogoto, probabile rocca longobarda, rocca sforzesca, convento francescano (da cui il nome “Eremo”) e quindi, in periodi recenti, sede del Grande Albergo Monte Barro (1889-1927) ed infine di un sanatorio, attivo fino al 1968; quest’ultima destinazione in particolare stravolse le strutture preesistenti, delle quali non restano che poche tracce nella chiesa tardo gotica di S.Maria ubicata al termine della scalinata in acciottolato ed in diverse murature di epoca gota ancora presenti. Il grande e, per molti versi, ingombrante stabile, il quale a modo suo testimoniava lo scarso rispetto per l’ambiente proprio di molta attività edilizia degli scorsi decenni, è oggi di proprietà dell’Ente parco, che si è assunto l’impegnativo onere dell’indispensabile riqualificazione edilizia e paesaggistica del sito: importanti lavori di parziale demolizione dell’enorme edificio negli anni ’90, progetto coraggioso per la lungimirante ricerca di una sostenibilità sia economica che ambientale, hanno restituito ai luoghi un aspetto gradevole.

L’impianto di fitodepurazione

L’impianto di fitodepurazione è stato realizzato nel 2010 presso l’Eremo, ed è il primo nella Provincia di Lecco, si tratta perciò di un progetto pilota.

All’impianto sono stati dedicati un seminario tecnico e una pubblicazione della collana “Quaderni della biodiversità”, disponibile presso la sede del Parco, con lo scopo di far conoscere l’impianto, il contesto in cui è inserito e più in generale fornire una serie di informazioni utili a quanti intendono approfondire questa modalità per la depurazione dei reflui, una tecnologia efficiente, a basso costo di gestione e rispettosa della natura e del paesaggio.

L’impianto si compone di due vasche, ciascuna completa di bacino di chiarificazione e di degrassatore; rappresentano moduli che in futuro, a seguito di un potenziamento dell’uso dell’Eremo, potranno essere replicati.
Nella realizzazione dell’impianto assai significativo è stato l’apporto del Centro Flora Autoctona (CFA), il quale ha prodotto e trapiantato nelle vasche dell’impianto il materiale vegetale necessario, raccogliendo nel vicino lago di Annone i semi e i rizomi necessari per la produzione delle piante, contribuendo in questo modo al mantenimento della biodiversità del territorio.